Guido Gozzano, (19 dicembre 1883, 9 agosto 1916) l’ho conosciuto al liceo, quando seguivo un percorso tutto mio di poesie e letture. Oggi a cavallo tra 2022 e 2023 lo riscopro tramite questo libretto che veniva distribuito con L’Unità, ormai una vita fa.
Gozzano ha quel ritmo che adoro e un senso e un significato che hanno molto da insegnarmi.
Gli fu diagnosticata la tubercolosi a 24 anni e, da quella diagnosi tremenda, sa di essere un uomo senza futuro (morirà a 33 anni).
E lui che fa?
Continua a vivere con le mani in tasca, con un “vago sorriso leggero”, scrivendo col suo tocco garbato, mai pesante, con la “grazia ironica e svagata”, lucido, consapevole, con un atteggiamento gentile, con la sua poesia del “cedere lentamente il passo”.
Ho da imparare la leggerezza, pur nella gravità delle cose della vita, io che riesco a rendere gravi anche le cose leggere.
Mio cuore, monello giocondo che ride pur anco nel pianto,
mio cuore, bambino che è tanto felice di essere al mondo