foto Daniele Romito
foto Daniele Romito

C’è una dottoressa bionda e fredda dentro una stanza buia e fredda, luci soffuse vogliono dare l’idea dell’accoglienza e della protezione senza riuscirci.
Il battito non c’è, l’ecografia parla chiaro.
Il bambino su cui avevi proiettato la tua idea di un futuro migliore e felice, è morto.
Non piangi, c’è un’atmosfera strana dentro di te, una sorta di silenzio tossico dopo l’atomica, qualcosa che ti ha ammalato il cuore.
C’è tua madre, perché tuo marito è fuori Italia per lavoro.
Andate a comprare una vestaglia, una camicia, quello che serve per il raschiamento, andrete in ospedale senza passare da casa.
In ospedale c’è un’infermiera che conosci, poi ti raggiunge la tua amica medico, che sarà con te nel momento del distacco definitivo.
Tu ancora non piangi.
Ti addormentano, ti fanno quello che devi fare, ti svegli in un mare di sangue, è normale, dicono.
Torni a casa, stordita.
Sei sola, tuo marito torna tra qualche giorno.
Piangerai, da sola, per parecchi giorni ancora.
Nessuno ti vedrà piangere, mai.
Il tuo dolore, ben serrato dentro di te, nessuno lo vedrà esprimersi.
L’unico conforto è stata la sensazione precisa di essere compresa e giustificata da quanto leggevi sul sito di CiaoLapo. Non eri sola ad affrontare questa bomba devastante, le sensazioni erano comuni, molte erano le testimonianze di chi aveva elaborato il lutto e messo al mondo altri figli, senza mai dimenticare l’angelo che prima di tutti si era addormentato su una stellina.
Hai elaborato il tuo lutto, scrivendo.
Hai vinto due concorsi con Resti o te ne vai.
Lui/lei è andato via, eppure è restato qui, andandosene ha lasciato il posto ai suoi due fratelli-arcobaleno.

Io lo ringrazio ogni giorno e continuo ad amarlo.

Giuliana

 

 

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