Sono un’anima inquieta, irrequieta, sto bene ad attimi, attimi soltanto, poi non più. Nei miei attimi di luce so chi sono e cosa voglio, ma nel resto del tempo cerco un modo per star bene, per star meglio, una terapia, la mia terapia.
Nei miei buchi neri ci sono pezzi sparpagliati di emozioni da riordinare, puntini da unire e nessun disegno a comparire. Domande senza risposte, incroci di strade senza indicazioni. Come avessi perduto la strada. O me stessa.
Le parole che si compongono sui quaderni a righe o che scorrono sul monitor del mio Mac sono la mia torcia per quando torna il buio, il pettine che districa i nodi, sono l’aspirapolvere e l’igienizzante, sono l’arma contro i mostri, l’excalibur del mio coraggio, l’amen di ogni preghiera, l’inizio di tutte le cose.
Così, da oggi, torno nel mondo con una penna in mano, come una lente per i miei occhi che non hanno mai saputo guardare.
Da oggi sono pronta ad inventare una nuova lingua col mio vocabolario di parole, emozioni, poesie.
Da oggi, dato che serve una mappa, sono pronta a costruire la mia, per uscire da questo labirinto da cui vedo solo il cielo, in cui i miei riferimenti sono libri, poesie, narrazioni, arte, psicologia, luoghi da raccontare e natura.
G.
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