La mia terapia

Sono un’anima inquieta, irrequieta, sto bene ad attimi, attimi soltanto, poi non più. Nei miei attimi di luce so chi sono e cosa voglio, ma nel resto del tempo cerco un modo per star bene, per star meglio, una terapia, la mia terapia.

Nei miei buchi neri ci sono pezzi sparpagliati di emozioni da riordinare, puntini da unire e nessun disegno a comparire. Domande senza risposte, incroci di strade senza indicazioni. Come avessi perduto la strada. O me stessa.

Le parole che si compongono sui quaderni a righe o che scorrono sul monitor del mio Mac sono la mia torcia per quando torna il buio, il pettine che districa i nodi, sono l’aspirapolvere e l’igienizzante, sono l’arma contro i mostri, l’excalibur del mio coraggio, l’amen di ogni preghiera, l’inizio di tutte le cose.

Così, da oggi, torno nel mondo con una penna in mano, come una lente per i miei occhi che non hanno mai saputo guardare.

Da oggi sono pronta ad inventare una nuova lingua col mio vocabolario di parole, emozioni, poesie.

Da oggi, dato che serve una mappa, sono pronta a costruire la mia, per uscire da questo labirinto da cui vedo solo il cielo, in cui i miei riferimenti sono libri, poesie, narrazioni, arte, psicologia, luoghi da raccontare e natura.

G.

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Dell’amore e di altri luoghi

Dell’amore e di altri luoghi è la parte di My Therapy dedicata al racconto dei luoghi che vivo, anche solo che attraverso, che mi porto comunque dietro per sempre e in cui lascio necessariamente qualcosa di me. Un pensiero, un pezzetto di cuore, un’emozione.

La partenza è il mio luogo del cuore per eccellenza: la Cascata delle Marmore, una specie di base solida in cui tornare ogni volta che voglio, non solo fisicamente, anche “soltanto” con il mio cuore e con i ricordi.

Procedo poi per alla scoperta dei luoghi intorno, più o meno da lei distanti, che tuttavia non si misurano dalla distanza da lei, ma dall’emozione che provo conoscendoli e vivendoli, anche per breve tempo.

Della Cascata delle Marmore non parlerò, non ancora (ne ho parlato fin troppo 😄 )

E allora, parto.

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Gli stessi luoghi, con occhi nuovi, con piedi doloranti e testardi, sempre instabile, sempre a rischio di scivolare giù dalla rupe, il telefono in una mano per fotografare, carta e penna in tasca, in solitudine come piace a me, ma non escludo viaggi in compagnia, in compagnia, questo sì, delle tante parole di cui la mia testa è piena, seguendo sentieri che dal centro portano intorno e poi tornano al centro.

Ci sono pochi luoghi in una vita, forse persino uno solo, in cui succede qualcosa; dopodiché ci sono tutti gli altri luoghi

Alice Munro

Non so cosa “dell’amore e di altri luoghi” effettivamente sia. Un diario, una cronaca emotiva, un racconto di luoghi che forse conoscete o forse vi pare di conoscere. Ci vorrebbero sempre occhi nuovi, o, nel mio caso, un cuore che racconti.

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