Quando si dice incastonato come una pietra preziosa forse si prende come riferimento l’eremo di San Michele Arcangelo, Morro Reatino.

Ricavato da una fessura di roccia, è davvero come una pietra preziosa, scintilla silenzioso, immerso nei boschi di querce e carpini, posizionato sotto una falesia che lega lo sguardo al cielo, all’eremo di San Michele Arcangelo ci si arriva per mezzo di una passeggiata tranquilla, anche in macchina volendo, fino a circa un chilometro dall’eremo, percorrendo la Valle Avanzana, sotto il borgo di Labro (o Bacio, come lo chiamava la mia amica Stefy dell’Università).

Si passa accanto alla famosa, almeno dalle mie parti, sorgente di Pacce, da qui viene prelevata acqua e immessa nella rete potabile di Terni, Marmore, Collestatte, Torre Orsina e dintorni. In questo luogo si ha la percezione chiara di un’acqua che non è infinita, qui nasce e noi la finiamo, nelle nostre case, spesso sprecandola. Qui poi davvero oltre che Pacce, sembra davvero una sorgente di pace.

Una lapide e infine ecco, scalette ricavate nel bosco che portano a questo luogo mistico, spirituale, religioso, dove religione altro non è che la storia che lega la terra e il cielo.
Nel silenzio di questa solitudine c’è San Michele Arcangelo che grida forte dopo aver vinto il drago, in un affresco del ‘500 o ‘600, c’è una teca di ossa umane, saranno state le storie dei monaci che vivevano qui chissà quando, chissà come, comunque qui, lontani dal mondo e vicini al cielo, immersi in un silenzio che deve per forza aver avuto un incanto fonico.
Giuliana ✨