Un libro può essere vento

Se proprio mi devo servire delle categorie, posso inserire Erri De Luca in quella di “scrittore preferito”.

Ieri Erri era a Terni, la mia – povera – città, per partecipare a un dibattito sugli inceneritori che qui sembrano l’attività prevalente, redditizia per alcuni, mortale per noi poveri comuni mortali.

“E’ sempre un piacere prendere il treno e venirti a sentire”, diceva una spettatrice, perché lui è semplice e morbido come il balsamo che rende le cose della vita senza nodi, comprensibili, eppure è pungente come il peperoncino, che rende frizzante un alimento altrimenti scialbo. Eppure è intenso come il profumo del bosco, rilassante e attraente.

Insomma si, il mio scrittore preferito, che riesce persino nel miracolo in cui non è riuscita la mia esperienza nella politica dei partiti o in quella delle associazioni, o l’esperienza di psicologa: farmi intervenire a un dibattito. Qualcuno mi avrà odiato: tutti che parlavano di pochezza e di monnezza, io ho riportato Erri a parlare di libri.

Nei miei momenti di sconforto torno su YouTube ad ascoltare Erri che legge “Il libro deve essere vento”, un suo pezzo sull’arte della scrittura e sul potere delle parole. Cita Dylan Thomas: “Le mani non versano lacrime” e aggiunge “Non possono, è vero, ma quelle giuste sono capaci di asciugarle“.

Le parole e i libri sono capaci di asciugare le lacrime.

Possiamo e dobbiamo trovare le parole nel vocabolario, che è una ricchezza per tutti, non solo per chi scrive.

Aprilo invece per la sua bellezza, per il deposito di storie contenute in ogni vocabolo. Se ne leggi una pagina vedrai spuntare pensieri, storie, ricordi. Le parole di un dizionario sono conchiglie, sembrano vuote ma dentro ci puoi sentire il mare. Non frugare quel solenne elenco come il cercatore dentro una miniera, per estrarne una cosa sola, ma come uno che percorre un campo e legge il brulichìo delle specie viventi. Considera la tua pagina una sequenza di passi in montagna, dove è rischioso a morte il margine di errore. Le sillabe sono passi su piccoli appoggi, devi posarci il peso della frase, della voce.”

Dobbiamo, tutti, non solo chi scrive, difendere il significato vero, l’autenticità della parola, non la mistificazione che ne fa il “potere”, il falso che vuole darci a bere il “potere”. Dobbiamo bere invece acqua pura, come la letteratura.

La scrittura letteraria può offrire un riparo. Esiste un punto di riparo in cui non si sentono più le percosse. E’ la letteratura.
Non è opera sacra, non indica la direzione, è sporgenza sotto la quale proteggere la propria vita dalla grandine dei colpi, in una prigione, in una malattia, in un amore andato a male, in una sedia, dentro una perdita, un libro può essere vento. Non sono sacre le cose che scriverai, ma devi sapere che possono servire a qualcuno, tenergli compagnia dentro un affanno.
Non ha niente di sacro la letteratura, ma può avere una responsabilità civile.

Grazie, Erri.

Giuliana
Il libro deve essere vento, Erri De Luca

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