storia della bambina perdutaDunque la storia di Elena Ferrante finisce con “Storia della bambina perduta” (tra l’altro, finalista al Premio Strega 2015).
Una storia appassionante, quattro libri per complessive milleseicentotrenta (!) pagine che personalmente non mi hanno dato scampo, mi hanno inchiodata ad esse finché non sono terminate.
La storia è travolgente e i personaggi sembrano vivere: credevo davvero che una volta tirati su gli occhi dalle pagine avrei trovato nella mia realtà Lila, Nino, le bambine di Elena, il rione di Napoli da cui volevo scappare anche io che leggevo.
Immedesimarmi in Elena è stato piuttosto semplice, lei mi somiglia, così bisognosa di certezze e conferme, e così identificata com’ero è stato fastidioso leggere della scelta di lasciare le bambine, l’ostinata permanenza a Napoli, la dipendenza insopportabile da Nino e da Lila.

Da leggere, comunque.
Soprattutto chi vuol fare i conti con le età della vita, chi vuol lasciare la propria terra ma ci è legato da morire e non sa come fare, chi si vuol liberare da legami non sani e vuole un esempio concreto di quel che ci si può aspettare se non lo fa.
Infine, per quella parte di noi che sogna le rivoluzioni, c’è un messaggio neanche troppo nascosto: più delle rivoluzioni, l’amore riordinerà il mondo.

Giuliana

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