marmellataQuando ho deciso di leggere questo romanzo devo ammettere di averlo fatto più per la curiosità di conoscere lo stile dell’autrice, Patrizia Fortunati, scrittrice esordiente nonché mia “compaesana”, che per la storia che mi sembrava potesse assomigliare a altre già lette o comunque già note.
Ma con grande stupore e con estremo piacere mi sono invece imbattuta in una storia si triste ma raccontata con profonda semplicità e con un linguaggio così vero che si ha quasi la sensazione di essere seduti a un tavolo con Lyudmilla, di sentire l’onore della tazza di te’ e di quella fetta di pane nero ricoperto di marmellata di prugne che accompagna sapientemente i suoi racconti. E allora ci si trova con estrema facilità a diventare ascoltatori e spettatori delle vicende di vita di questa donna ormai novantenne, un tempo bambina di Chernobyl, che ripercorre la sua esistenza, facendo dei bilanci e cercando di capire il senso dei suoi “ruoli”. Il tutto partendo dal ricordo delle sue estati in Italia, estati piene di felicità e di serenità da una parte ma piene anche di nostalgia per i suoi luoghi che, seppur ostili e senza futuro, sono i luoghi dei suoi affetti.
Un libro per stare meglio perché ci dimostra e ci insegna che, anche di fronte a tanti inciampi, tanti errori e tante cadute, ci si può e ci si deve sempre rialzare, anche se non sempre ci si crede e anche se non sempre si vuole.

Maria Cristina Neri

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