Ho trovato questa poesia di William Ernest Henley nel libro La manomissione delle parole di Gianrico Carofiglio, l’argomento è l’importanza della scelta delle parole.
Henley da bambino si ammalò di tubercolosi e gli fu amputata parte della gamba sinistra perché potesse essere salvato. Poteva scegliere il vittimismo, la depressione, invece scelse di lottare tutta la vita contro la malattia, la menomazione e lo sconforto.
Scrisse questa poesia il cui titolo si traduce con “non vinto”, “mai sconfitto”.
Invictus
Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un abisso che va da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia indomabile anima.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e di lacrime
Incombe solo l’Orrore delle ombre,
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.
William Ernest Henley