O non mi potrai sentire:

più non risuono.

Marina Cvetaeva è una poetessa russa che vive di parole.

Con Rilke ha una storia “solo” epistolare, di parole, che però è una storia d’amore sconvolgente.

Questo libro “A Rainer Maria Rilke nelle sue mani” è la raccolta di quel che ha scritto in seguito alla morte del poeta. E’ struggente e doloroso e non si può leggere in ogni momento delle nostre vite, lo tengo sul comodino da mesi, eppure l’ho finito solo stamattina, perché è toccare il dolore con mano, come infilarla in una ferita aperta, è avere a che fare con la morte, con l’amore infinito e reale che però non esiste nella realtà, è un dolore incomprensibile e fortissimo.

Io pure, che lo leggo nei miei scampoli di ferie che praticamente non ho fatto, non ho avuto, non mi sono goduta.

Non è mai facile leggere il dolore, la morte, eppure non sembra esserci mancanza di futuro e di speranza nelle parole di Cvetaeva.

E’ un po’ come dire, finché provo dolore sono viva, finché leggo sono viva, finché scrivo sono viva.

Non c’è bellezza e poesia senza dolore, d’altra parte e questo libro ne è un esempio perfetto.

A presto! A rivederci!

Forse senza incontrare – solo accordo!

Buone terre sconosciute a me stessa!

Buone acque, Rainer, e tutta me stessa!

Per ritrovarci, manda prima due righe.

Buona scala di nuovi suoni, Rainer!

Sulla scalinata del cielo con doni sacrali …

Buona investitura nuova, Rainer!

La copro con la mano così non la bagnano –

Al di sopra dell’ultimo e ineluttabile commiato:

a Rainer – Maria – Rilke – nelle sue mani.

Che meraviglia,

G.

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